I timbri e la tecnica

Il periodo successivo all’Unità d’Italia vede i Fratelli Facciotti - Giacomo, Giovanni e Domenico - operare nella sede di via delle botteghe oscure. È qui, che accanto agli stampati di qualità eccezionale, prodotti in scala sempre più alta grazie all’avanzamento delle tecniche, la tipografia si specializza nella produzione di timbri incisi su metallo. 


Successivamente, questo metodo verrà sostituito dalla fabbricazione in gomma (una leggenda tramandata in famiglia vuole che il rivoluzionario procedimento fosse stato rivelato a Giacomo da un avvenente signora francese nel corso di una loro liason amorosa). 

Ciò consentì velocizzazione e riduzione dei costi, in funzione della domanda sempre crescente. Il trasferimento della Capitale (e di tutto il suo apparato burocratico) a  Roma, infatti, aumentò in modo esponenziale la richiesta di quel prodotto, che venne commissionato alla tipografia in quantità sempre più elevate.



  

Conclusa l’epoca dei pomposi frontespizi e delle pregiate marche tipografiche, già dal XVIII secolo inizia a demarcarsi la separazione tra i mestieri di editore, libraio e stampatore. 

I pregiati caratteri carolingi lasciano il posto a caratteri dalle proporzioni geometriche e nel 1814 la stamperia del “Times” di Londra mette in funzione la prima pressa pianocilindrica.

Sempre nella metà dell’Ottocento la prima rotativa stampa in bianca e in volta un nastro continuo di carta. 

La Linotype nel 1886, la Monotype nel 1889 segnano il definitivo passaggio ad un sistema di produzione industriale della stampa.